I concetti di pulizia e di igiene, al giorno d’oggi, sono sempre più radicati nella nostra cultura. Si sta attenti a qualsiasi passaggio riguardi l’ambiente che ci circonda e agli alimenti che ingeriamo. Poca attenzione viene prestata, invece, ad un’altra componente estremamente importante della nostra vita: l’aria che respiriamo, l’effetto che essa produce su di noi e come migliorarne la qualità.
In realtà, sono molti gli studi ed i protocolli nazionali ed internazionali relativi al controllo dell’inquinamento dell’aria, ma si focalizzano su una parte della problematica, ovvero l’aria che respiriamo all’esterno delle nostre abitazioni. Molta è la disinformazione riguardo quella che vige nei luoghi al chiuso e alle possibilità che abbiamo per garantirci dell’aria più pulita dove passiamo la maggior parte del nostro tempo. I classici rimedi della nonna consigliano di arieggiare il più possibile gli ambienti e di evitare di esporsi a prodotti chimici, spesso camuffati con profumazioni esagerate.
Elementi che inquinano l’aria e intaccano la nostra salute: boom negli uffici
Tra gli inquinanti indoor, ovvero le sostanze con cui veniamo a contatto quotidianamente nei luoghi in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo (per esempio, gli uffici), i più difficili da debellare sono le polveri sottili, il formaldeide ed il benzene, rintracciabili in colle, vernici, arredamento vario, materie plastiche, condizionatori e tanti altri oggetti che ci circondano. È impossibile evitare di non entrare in contatto con questi elementi in quanto sono presenti ovunque e agiscono in maniera subdola, intossicandoci.
Sick Building Syndrome: il mal du siècle dei lavoratori
Nel 1986 l’Organizzazione mondiale della sanità utilizzò per la prima volta l’espressione “Sick Building Syndrome”, la sindrome dell’edificio malato. Questa interessa, nello specifico, il microclima nei luoghi di lavoro e i lavoratori che sono costretti a passare la giornata in ufficio a contatto con molte altre persone. Si manifesta sotto forma di allergie, malesseri giornalieri o acciacchi di stagione, che dipendono però dall’insalubrità dell’aria respirata al chiuso.
Di conseguenza, la qualità del lavoro e le presenza in ufficio vengono drasticamente ridotte. Nonostante il forte impatto che ha sulla nostra vita, sono ancora pochi gli interventi mirati, anche da parte delle aziende e dei datori di lavoro, alla cura della qualità dell’aria nei luoghi di lavoro.
Il purificatore d’aria per ufficio firmato Varya: la risposta alla Sick Building Syndrome e il caso specifico di NHS Foundation Trust
Molto spesso la soluzione al problema è più immediata di quanto si pensi e prende il nome di purificatore d’aria. Il funzionamento di questi ultimi è immediato ed efficace: grazie all’azione combinata di tecnologie innovative, batteri, virus, muffe e i vapori organici (VOC) delle sostanze chimiche presenti in un ambiente vengono neutralizzati o scomposti in vapore acqueo o anidride carbonica.
L’osservazione costante operata per un anno da NHS Foundation Trust, l’equivalente del Sistema Sanitario Nazionale italiano, ha dimostrato come sia nettamente diminuita la richiesta di permessi e di giorni di malattia dopo l’istallazione dei purificatori d’aria AirSteril in diversi uffici della Northern House, in Inghilterra, a partire dal mese di settembre 2014. Nello specifico, sono stati presi in considerazione due mesi del 2013 (settembre e dicembre) e uno del 2014 (marzo), antecedenti l’installazione dei purificatori d’aria: i giorni di malattia richiesti ammontavano a 3512. Successivamente, nei mesi di settembre 2014, dicembre 2014 e marzo 2015, ad installazione avvenuta, i giorni di malattia sono diminuiti per un totale di 2010 con una riduzione delle assenze per malattia superiore al 40%.
Gli stessi risultati potrebbero essere raggiunti da molte aziende italiane con l’installazione di purificatori d’aria per uffici, riuscendo ad eliminare odori sgradevoli dagli spazi comuni, germi e batteri e a migliorare la qualità della vita lavorativa e privata dei dipendenti.